Andare a vivere in un paese che parla un’altra lingua o attraversarne tanti per scoprire com’è il mondo, per un anno o più, significa resettare la propria vita. Chi parte suscita un po’ di invidia e, nello stesso tempo, di ammirazione perché compie una scelta di grande cambiamento.
Si può mollare tutto perchè si desidera una vita migliore o perché si cerca una via di fuga da una situazione che non ci soddisfa, ma alla fine ci si rende conto che è il percorso a renderci felici e che il “paradiso” è dove stiamo bene, anche con una vita normale. Bisogna sempre ascoltarsi e cercare una risposta.
Spesso nel quotidiano si può indossare un abito grigio, la creatività viene meno e ci si lamenta dandosi un’etichetta di infelicità. Si possono cercare condizioni favorevoli per vivere una vita più appagante ma pensare che la felicità dipenda dall’esterno è l’errore più comune, che li riassume tutti: si può andare a cercarla dall’altra parte del mondo, ma alla fine ti ritrovi davanti ad uno specchio.
Partire e mollare tutto in coppia: è un rischio per il rapporto?
Quando si fanno scelte radicali, è più facilitato chi ha consapevolezza della propria resilienza e, se torna, non cade nell’errore di riprendere le abitudini di prima. Spesso non si parte da soli, ma in coppia che può essere, o meno, un rischio per il rapporto, dipende dalla fase in cui ci si trova e dalle dinamiche che caratterizzano la relazione.
Se si è coppia da poco tempo, si può vivere il progetto con entusiasmo, in modo piacevole, come una luna di miele: condividere insieme tanti imprevisti può risultare un cemento per la vita di coppia e divenire un processo di conoscenza reciproco.
In altri fasi i bisogni possono essere diversi o uno dei due preferire una vita più stabile.
Espatriati? Cosa succede al rientro?
Nell’eventualità che si torni a casa, ci si trova a fare i conti con il rientro che può essere una ripartenza e richiedere nuove energie oppure costituirsi come momento di riflessione per affrontare una nuova vecchia realtà. È duro rimettere a posto tutto: come noi siamo cambiati anche luoghi, conoscenze e relazioni tuttavia quando torni, chi ti è vicino ti accoglie con affetto.
Anche reinventarsi al ritorno può essere un modo di ritrovare se stessi e scoprire nuove risorse dentro di se. Un eventuale ritorno, in questo caso, non verrà vissuto come un fallimento, ma come un andare avanti: si cercherà di mettere a frutto l’esperienza e di tararla rispetto alle nuove condizioni.
A volte ci sorprendiamo che qualcuno, con un lavoro e magari ben pagato, decida di mollare tutto e partire. Può sembrare una follia, ma non lo è se la motivazione è strutturata e volta alla ricerca della nostra soddisfazione.
scritto da Alessandro Lasagni, Psicologo Psicoterapeuta Sassuolo e Reggio Emilia
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